PULL STONE

 LA SCATOLINA DI LATTA CHE HA CONQUISTATO IL MONDO

E’ con l’attenzione di sempre che mi piace analizzare i fenomeni di diffusione commerciale nel mondo delle diverse aziende cosmetiche ed oggi parlerò di “TIGER BALM” dell’azienda: Haw Par Corporation Limited di Singapore.

Ci sono pochissime aziende che hanno creato un prodotto che poi si è diffuso ed è rimasto sul mercato per così tanti anni, qui parliamo di un semplice prodotto! Tiger Balm.

Tutto comincia quando un gentiluomo cinese, Aw Chu Kin,  esperto in medicina tradizionale cinese. Fu incoraggiato a trasferirsi in Birmania da suo zio a causa dei duri periodi economici in Cina. Ben presto fondò il proprio studio medico e farmacia con il nome di Eng Aun Tong, o la Sala della Pace Eterna.

Si sposò e la moglie, a tempo debito, gli dette tre figli. Il primo morì giovane, il secondo, era un vispo furbacchione e amando giocare in strada non eccelleva nello studio. Alcune fonti affermano che probabilmente era analfabeta, (ma avrebbe fatto parlare di se negli anni).Questo figlio si chiamava Aw Boon Haw, che significa “tigre gentile”. Il terzo figlio era tranquillo, ma un ottimo studioso. Il suo nome era Aw Boon Par, che significa “gentil leopardo”, e questo era il figlio che rilevò l’azienda di famiglia occupandosi dell’azienda all’interno e che perfezionò la formula, così come chiestogli dal padre in punto di morte, mentre il fratello Haw segui la parte commerciale delle vendite. Alla morte di Par il fratello Haw dirisse le sorti aziendali rendendo l’azienda ancora più grande.

La prima fabbrica di Tiger Balm a Singapore  89 Neil Road

Con gli anni e diverse peripezie, poi la seconda guerra mondiale, rilevata da una società londinese, dopo 20 anni ritorna nelle mani della famiglia originale. L’azienda riemerge e si espande vertiginosamente con un fatturato (sempre in crescita) di milioni di dollari. Oggi produce diversi prodotti ed è impegnata in ulteriori investimenti a livello mondiale.

la Piccola lattina di latta viene dalle conoscenze degli antichi  conoscitori di medicina tradizionale cinese e la sua composizione è alquanto semplice,

composizione del tipo a pasta rossa:

paraffina 42% (che mi meraviglio non eliminino)
canfora 25%
mentolo 10%
olio essenziale di garofano 5%
olio essenziale di cajeput 8%
olio essenziale di cannella cinese 5%
olio di menta 5%

Il balsamo di tigre, contrariamente alla credenza popolare, non contiene parti di tigre.

https://youtu.be/sGbBBtR28sY

In sostanza si tratta di una pomata canforata, piuttosto concentrata, utilizzabile per vari tipi di dolori muscolari o ossei, come torcicollo e dolori artritici. Il fatto che sia concentrata e si possa acquistare in confezioni grandi quanto una moneta da 50 centesimi lo rende un accessorio adatto da portarsi in viaggio o nelle occasioni sportive. Oltre a questo, il balsamo di tigre  a pasta rossa, applicato in piccoli quantitativi sulle tempie, ha anche un effetto benefico su certe forme di mal di testa e nevralgia.

Quella a pasta bianca, più delicata, per mal di testa e raffreddori.

Un semplice prodotto ma che si è affermato tantissimo. Ora è un vero e proprio mast: un marchio indistruttibile! Ma anche molto imitato e clonato da produttori falsari.

Tra gli anni 60/70 lo si poteva trovare sulle bancarelle delle feste patronali tra casalinghi e cacciavite, sistemato alla meglio tra tante cianfrusaglie, lo si poteva acquistare a pochi soldi, un vasetto da 10 g. a 3000/ 5000 Lire circa: c’erano persone che attendevano tali eventi per fare scorta del famoso “grasso di tigre”…

Oggi con la globalizzazione lo si può acquistare d’appertutto, un vasetto da 50 grammi lo si può comprare a 25,00 Euro circa: non male per un prodotto cosmetico/curativo non particolarmente strutturato nella composizione…

Non stiamo parlando di un prodotto curativo che risolve, ma che attenua o allevia certi disturbi. Non si deve sostituire ai farmaci.

 

Questa è una Buick del 1925 che è stata utilizzata per promuovere il balsamo di tigre. Questo è stato il primo anno in cui Buick ha prodotto automobili.Gli occhi della tigre si illuminavano di rosso e il clacson  emetteva il ruggito di tigre.

Ma la tigre ha corso tanto è si è fatta apprezzare, grazie anche alla comunicazione e al passa parola, anzi probabolmente proprio grazie a quest’ultimo e anche per un costo relativamente basso.

Dunque una tigre che si è fatta amare per i suoi apporti benefici.

E ancora una volta sottolineo come un prodotto semplice e dalle semplici promesse si sia affermato, con un packaging estremamente semplice, essenziale!

Forse è proprio così, sono i messaggi brevi e semplici che arrivano alla mente e al cuore della gente…questo è in contrapposizione con tante aziende che spendono milioni di Euro per lanciare un prodotto che alle volte non ottiene succcesso.

Trovo che anche in questo caso il successo è determinato da un elemento indispensabile, dal quale ritengo non si possa prescindere: amore e passione per ciò che si fa, c’è ne vuole tanto specialmente quando si parla di cosmetici!

 

Ancora una volta la sapienza , la proverbiale pazienza e la costanza della cultura orientale ha avuto la meglio e si è affermata, come in questo prodotto.

…E’ l’Oriente che avanza.

Come sempre dietro ad ogni prodotto c’è un uomo e, dietro a un grande prodotto c’è la storia di un grande uomo…

 

 

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Trends dell’obesita nel mondo dal 1975.

Il colore di ogni regione rappresenta il tasso di obesità in età adulta per l’anno indicato.

Molte pessime abitudini alimentari dell’Occidente ricco contagiano i Paesi in via di sviluppo, terra di conquista per le multinazionali del food and beverage ipercalorico. E così al dramma della fame si aggiunge l’obesità killer.

Globesity è una formula giornalistica, ma sintetizza con efficacia la relazione tra globalizzazione delle transazioni finanziarie e commerciali sul cibo e diffusione dell’obesità che ne deriva. Perché l’obesità oggi ispira campagne internazionali di contrasto, riuscendo drammaticamente a convivere, spesso nello stesso Paese, con fame e malnutrizione. Dall’obesità deriva un innalzamento dei tassi di diabete, e soprattutto il rischio di malattie cardiache e ictus (13 milioni di morti l’anno), primo nemico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

E intanto, mentre gli Stati Uniti – terra d’origine dei fast food e sede di gran parte delle dieci corporations leader nella produzione di cibi e bevande ipercaloriche (PepsiCo vende più di 10 miliardi di dollari di patatine fritte l’anno) – hanno visto dal 2009 al 2012 una tendenza
alla stabilizzazione dei tassi di obesità, altrove il fenomeno è in espansione.

Risultati immagini per obesity and potato

Stati Uniti oversize
A guardare i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDCP) – organismi di controllo e prevenzione sanitaria – il quadro americano descrive una crescita della percentuale di bambini obesi tra 6 e 11 anni, passata dal 7% del 1980 a quasi il 18% nel 2012; e quella dei ragazzi (12-19 anni) dal 5% a quasi il 21%. In pratica nel 2012 più di un terzo dei bambini e degli adolescenti americani era in sovrappeso o obeso, circa il doppio del 1995. Ben il 31,8% degli adulti statunitensi è ormai considerato clinicamente obeso, cioè oltre la soglia dell’indice di massa corporea fissata dall’Oms a 30 (un indice medio corretto è intorno al 21,5), e la questione non riguarda solo la salute: all’aumento dell’obesità corrisponde meno produttività e costi superiori di assicurazione sanitaria, calcolati a livello mondiale (FAO 2013) in 3.500 miliardi di dollari l’anno (circa il 5% del Pil globale).

Ecco quindi il perché delle campagne in cui la first lady Michelle Obama promuove l’attività fisica tra i giovani, e i motivi per cui l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg pose un divieto di vendita ai formati troppo grandi di bibite, o l’amministrazione di San Francisco fece guerra all’Happy Meal di McDonald. Iniziative limitate, che però hanno contribuito a orientare diversamente l’opinione pubblica. Di contro la corazzata dei ristoranti fast food americani, secondo il rapporto Fast Food Facts 2013, ha speso ancora 4,6 miliardi di dollari in pubblicità rivolta ai minori nel 2012 (+54% di pasti per bambini tra il 2010 e il 2013). Eppure qualche lieve rallentamento dei profitto in patria comincia a vedersi. Da qui la volontà di caccia a nuovi – e magari meno informati – consumatori, che si mostra con un allargamento del mercato sul piano globale, reso evidente da alcuni dati dello US Census Bureau: l’America ha esportato 1,47 milioni di tonnellate di fruttosio nel 2012 (+1450% rispetto al 1995), sostanza base per gran parte del cosiddetto junk food o cibo-spazzatura, meno costosa dello zucchero e capace di dare minor senso di sazietà.

Export di cattive abitudini
E così tra le prime vittime dell’obesità c’è oggi, ad esempio, il vicino Messico – candidato da molti a un futuro di crescita luminosa –, con addirittura il 32,8% di adulti obesi. Un dato attuale la cui origine sarebbe legata per alcuni analisti al 1996,  con l’entrata in vigore del famoso NAFTA (l’accordo nordamericano per il libero scambio stretto con USA e Canada), che portò all’aumento di oltre il 1200% delle importazioni di fruttosio (high-fructose corn syrup) dagli USA. Un boom cui il Messico ha cercato di porre il freno tassando le bevande ad alto contenuto calorico, ma l’appello dei raffinatori americani di mais (da cui si ricava il fruttosio) all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) avrebbe bloccato l’iniziativa.

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Il dito puntato dei Paesi che “ingrassano” è perciò sempre più diretto verso bibite gassate, dolci, snack e “i luoghi di spaccio” per antonomasia di molti di questi alimenti: i fast food. Per senso comune, naturalmente, ma anche perché uno studio dell’University of East Anglia (UEA) e del Centre for Diet and Activity Research (CEDAR) ci dice che i bambini che vivono in aree circondate da ristoranti del genere hanno più probabilità di essere in sovrappeso o obesi. Nel mondo il numero di adulti obesi o in sovrappeso è salito a 1,5 miliardi, la grande maggioranza dei quali si trova nei Paesi in via di sviluppo.

La Cina si sta accorgendo del problema solo di recente: se nel 2003 il 27,8% dei bambini superava le linee guida dell’Oms per gli standard di peso, oggi sarebbe oltre il 10% della popolazione cinese a risultare obeso; in India un quarto delle donne che abitano nelle città sono in sovrappeso o obese, rispetto a meno di una su 10 tra quelle che stanno nelle zone rurali. E per concludere coi bambini, nel 2010 quelli stimati in sovrappeso e obesi nei Paesi in via di sviluppo erano 35 milioni; circa 8 milioni quelli nei cosiddetti “Paesi ricchi”; mentre in Africa ad avere questo problema è già l’8,5% dei più piccoli, contro una media mondiale intorno al 6,7%.!

Perché voglio ammalarmi?

 

Ogni tanto in ospedale, durante le visite cardiologiche, mi capitano situazioni veramente curiose che mi fanno capire quanto meravigliosamente bene è stato creato il nostro corpo (per resistere molti anni ai nostri errori) e quanto scioccamente tutti noi, chi più chi meno, stressiamo e roviniamo la nostra persona e ci creiamo molte patologie con le nostre

cattive abitudini.

La settimana scorsa, nel Poliambulatorio Cardiologico dove presto servizio, ho visitato un anziano di 82 anni, obeso (167 cm x 107 kg e quindi con un eccesso ponderale di circa 35-40 kg), iperteso, dislipidemico, diabetico (tipo 2), bronchitico cronico, vasculopatico, che in passato lavorava come camionista e aveva fumato per più di 60 anni (aveva smesso solo da poco più di un anno).

A causa dell’obesità, nel 2013 era stato operato all’anca sinistra dove gli avevano applicato una protesi metallica, però ora zoppicava e aveva discreti dolori anche all’anca destra e quindi tra poco avrebbe dovuto essere operato pure lì.
Probabilmente anche per l’errato modo di mangiare, nel 2010 era stato operato all’intestino per un cancro del colon e 3 anni dopo gli era stato scoperto un cancro alla prostata, per il quale stava facendo una iniezione ogni mese di un farmaco ormonale.

A causa del fumo, dell’obesità e del poco movimento, aveva una arteriopatia agli arti inferiori (cioè una ostruzione delle arterie che portano il sangue alle gambe) in conseguenza della quale aveva difficoltà a camminare, provava un dolore che lo bloccava quando faceva più di 150-200 metri e per questo era stato più volte operato:

– Nel gennaio 2014, angioplastica + stent all’arteria iliaca comune della gamba sinistra (l’angioplastica consiste nell’entrare con una cannula in una arteria parzialmente ostruita e dilatarla sistemando, quando si può, uno stent, cioè una retina che tiene aperto il vaso).
– Nel giugno 2014, angioplastica + stent all’arteria iliaca comune della gamba destra.
– Nel dicembre 2014, a causa della chiusura dello stent messo alla gamba sinistra, è stato operato di by-pass femoro-popliteo sinistro (cioè il sangue, che non passava più attraverso lo stent arterioso, è stato fatto passare attraverso un pezzo di vena che gli è stata tolta da un’altra parte della gamba e che, posizionata a cavallo dtello stent ostruitosi, ha permesso di superare l’ostacolo dell’ostruzione).
– Nel marzo 2015, intervento di sostituzione del tratto di vena messa a dicembre con una “vena artificiale”, perché anche la sua vena si era ostruita.
– Nel luglio 2015, by-pass femoro-popliteo destro (lo stesso intervento fatto a dicembre è stato ripetuto uguale nell’altra gamba).

É palese che se le arteriedelle gambe si ostruiscono in continuazione nonostante tutte le terapie chirurgiche e farmacologiche dei medici, significa che la persona non ha cambiato comportamento, cioè continua a fumare e a fare gli stessi errori alimentari che sono alla base di queste patologie! Quante terapie, soldi e sofferenze potrebbero essere evitate se noi mangiassimo bene e tenessimo una corretta igiene di vita!

Una registrazione ECG Holter di 24 ore fatta pochi mesi prima della mia visita aveva riportato circa 14.000 extrasistoli ventricolari al giorno. Le extrasistoli ventricolari sono sempre patogene ed esprimono la presenza di una cattiva condizione cardiaca(probabilmente, in questo caso dovuta ad una parziale ostruzione anche delle coronarie).
Infatti, un recente Ecocardiogramma aveva evidenziato un ingrossamento cardiaco, specie del ventricolo e dell’atrio sinistri, e una discreta sclerosi e calcificazione aortica con ridotta capacità contrattile dell’intero muscolo cardiaco (frazione di eiezione molto bassa: 40%).
Per tutte queste patologie, era ora in terapia con 8 farmaci.

A questo punto, dopo aver capito il suo problema, ho cercato di parlargli come sono solito fare con tutti i miei pazienti. Gli ho spiegato che TUTTE LE SUE PATOLOGIE erano la conseguenza dei suoi errori:
il mangiare troppo e male gli aveva causato: obesità (con carico sulla colonna vertebrale e quindi dolori lombari e sciatica, con successiva artrosi alle due anche e un po’ anche alle ginocchia); diabete mellito di tipo 2; aumento di colesterolo, trigliceridi e acido urico (tutti fattori di rischio per la circolazione arteriosa, specie alle arterie coronarie, carotidi e iliache);
il fumare gli aveva causato: bronchite cronica (aggravatasi poi con l’enfisema polmonare) e chiusura delle arterie delle gambe (con peggioramento di tutta la circolazione dell’organismo);
la vita sedentaria aveva aggravato tutte queste patologie: aveva facilitato l’obesità, la cattiva circolazione, la ridotta ossigenazione polmonare e l’indebolimento muscolare;
l’alimentazione troppo ricca di cibi animali (specie carne rossa, latte vaccino e derivati) gli aveva facilitato la formazione del cancro intestinale e molto probabilmente anche di quello prostatico.

Dopo aver ascoltato silenziosamente le mie parole che lo incitavano a mangiare molto meno e molto meglio, il paziente mi ha risposto con molta franchezza:
“Una volta mangiavo molto e non ingrassavo mai. Ora mangio molto meno e non dimagrisco”.
“Però, dottore, mi creda, non mangio molto, anche se è vero che mia figlia mi dice che sbaglio a mangiare, ma a me non pare di mangiare male: sono tutte cose buone. Ecco cosa mangio:
– A colazione bevo una bella tazza di latte ben zuccherato e mangio un panino di ossocollo (è la cosa più buona!).
– A pranzo mangio un piatto di pastasciutta condita con olio e formaggio e poi solo una grande terrina di verdura del mio orto, ben condita, perché a me piace che il cibo sia gustoso.
– Di pomeriggio mangio qualche frutto, perché ho molti alberi da frutta nei campi.
– A cena mangio due belle bistecche al sangue con molta verdura e un po’ di formaggio: la carne non me la può togliere, perché io lavoro ancora, per quanto i dolori a schiena e gambe mi permettono di fare!
– Bevo 2-3 bicchieri di vino, ma solo durante il pasto; è vino che faccio con la mia uva!
– Che sia allora la grappa che prendo con il caffè e poi anche dopo cena, per digerire, che mi fa ingrassare?”.

A volte con questi pazienti mi demoralizzo, perché è da quasi trent’anni che insegno come si deve mangiare e come ci si deve comportare nella vita di tutti i giorni e mi accorgo che solo pochi raccolgono i miei inviti. Ognuno ha le sue abitudini, le sue scuse, il suo carattere … però così ci ammaliamo, soffriamo e facciamo soffrire chi ci sta vicino.

Quando impareremo a cambiare?
È così difficile imporre la nostra volontà, oppure tutti i nostri buoni propositi svaniscono come neve al sole davanti al cibo (specie a cena e dopo cena), ad una sigaretta o comunque a qualcosa che ci piace?
Non chiedo grandi sacrifici, anche perché il nostro organismo piano piano si abitua ai nuovi modi di mangiare e di vivere e poi non sarà più un sacrificio e poi ci si sentirà molto meglio.
Oggi, a causa del grave inquinamento ambientale che ha intossicato aria, acqua, terra, cibo e quindi tutto ciò che è fuori di noi, le patologie croniche sono ancora più gravi e più frequenti. Noi però possiamo fare ancora qualcosa per evitarle o comunque per limitarle, ma dobbiamo agire prima che la patologia si instauri!
È per questo che mi sto dedicando da molti anni alla Medicina Preventiva e che cerco di diffondere, con libri e con Convegni, alcune semplici ed essenziali informazioni utili a tutti, grandi e piccoli, per imparare a mangiare, comportarsi e vivere un po’ meglio.

Fonte:cybermednews

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Lo Sciamano: Mistico Practitioner e Portatore della conoscenza proibita.

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Fin dalla preistoria, risalente al periodo neolitico, i medici e le figure ecclesiastiche sono stati chiamati sciamani, gli individui di grande autorità, persone di “alta classifica” nella società. La maggior parte delle volte, lo sciamano ha offerto i suoi consigli a un re o qualsiasi tipo di capo tribù a causa della sua capacità incredibilmente sviluppata di comunicare con gli elementi naturali e il mondo degli spiriti.

 

Lo sciamanesimo è stato un forte collante sociale in molte culture antiche, tra cui il paganesimo greco ricco di tradizione, molte osservazioni di essere trovati in letteratura come le storie di Tantalo, Calypso, Medea, Prometeo e molte altre leggende.

Etimologicamente parlando, lo sciamano è semplicemente tradotto come colui che sa, e ai nostri giorni, colui che controlla le informazioni, controlla il mondo (considera il Vaticano).

 

Ogni tribù che sia mai esistita, di ogni cultura, di ogni livello di civiltà, ha avuto almeno uno di questi leader spirituali – uomo o donna – al quale si riconosceva il potere, la capacità di guarigione, tecniche di manipolazione di energia, una profonda conoscenza e una forte comunione con gli elementi; il fuoco è stato sempre considerato dallo sciamano come strumento di trasformazione.

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Alla base del loro credo tradizionale era credere nel legame dello sciamano con gli spiriti che attenuano lo spostamento tra i piani di esistenza dalla proiezione astrale. L’ideologia sciamanica si basa sulla premessa che l’universo visibile circostante è guidato da forze invisibili, onnipresenti che sono profondamente interconnesse con gli esseri viventi dell’universo e del nostro mondo visibile.

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Mantenere uno stato di unità con gli spiriti e gli elementi della natura, possono ricevere la benedizione per controllare il tempo, interpretare i sogni e anche comunicare con le divinità attraverso uno stato di trance auto-indotta. Questo aspetto delinea la competenza dello sciamano con erboristeria e l’alchimia di base, che aquista padronanza solo dopo una lunga formazione approfondita e di apprendimento continuo, rendendo lo sciamano molto simile a un moderno dottore dei giorni nostri.

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A causa della sua capacità istintiva di diagnosticare e curare molte malattie che per la maggior parte erano un mistero, il termine sciamano è stato sostituito con “stregone”, che comprende le principali qualifiche di uno sciamano: conoscenza magica ed eccellenti capacità di guarigione.

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Nel presente, il termine “uomo di medicina” viene preferito come in detrimento, quindi al senso di stregone gli si attribuisce una  connotazione peggiorativa e imprecisa verso quella che era la vera storia antropologica. Gli sciamani originali oggi si possono trovare ormai solo in pochi luoghi sulla Terra, specialmente in tribù che si rifiutano di aderire alla vita moderna, al fine di mantenere viva tale tradizione e non farla morire.

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Le culture sciamaniche sono state praticamente spazzate via con l’espansione del cristianesimo. Nel 400 dC, la chiesa cristiana era principalmente responsabile della caduta delle religioni greche e romane, distruggendo sistematicamente i loro templi e vietando loro cerimonie rituali.

Il colpo di grazia contro i resti dell’antico sciamanesimo è stato consegnato dalla campagna incredibilmente violenta e irrazionale che mirava a sterminare le streghe.

Agli stessi Indiani d’america, ormai relegati nelle riserve indiane, praticavano “la danza del sole”, poi vietata dai bianchi perchè la ritenevano pericolosa per i corti connotati aggregativi tra i pellerossa… un rituale che cercava di mantenere quel rapporto con il soprannaturale …e in qualche modo cercare di sfuggire spiritualmente a quella condizione di prigionia, costretti a vivere in posti decisi dal governo americano e privati così della loro libertà e terre sconfinate.

Al giorno d’oggi, la cultura sciamanica sopravvive nascosta nel profondo delle tundre, giungle, deserti e raramente in zone rurali remote in tutto il mondo.

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Insomma a qualcuno, penso alle persone potenti della terra, questi sciamani non vanno a genio e magari rappresentano in alcuni casi un problema. Forse sarebbero rivelatori di verità di cui  la gente semplice non deve venire a conoscienza e non deve beneficiare neanche di rimedi di questi uomini superioni…

 

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cinesi

BISOGNA RINUNCIARE ALLE CATTIVE ABITUDINI SE SI VUOLE AVERE SUCCESSO

A volte, per avere successo e per avvicinarsi alla persona che potremmo diventare, non abbiamo bisogno di aggiungere più cose alla nostra vita, abbiamo bisogno di rinunciare a un po ‘di esse.
Ci sono certe cose che sono quasi universali. Queste cose, se si darà attenzione, vi aiuteranno a ottenere più successo (anche se ognuno di noi potrebbe probabilmente avere una diversa definizione di successo.)
Alcune di queste cose possiamo ottenerle oggi, mentre altre si potranno ottenere un po’ più a lungo nel tempo.Il disegno migliore si otterrà alla fine col tempo, vale la pena di pensare a quegli i aspetti e le abitudini della nostra vita che bisogna abbandonare… lasciare per affrontare il 2017.

1. Rinunciare alla stile di vita malsano

Prenditi cura del tuo corpo. E ‘l’unico posto dove realmente vivi. “- Jim Rohn
Per ottenere tutto nella vita è necessario iniziare con il tuo corpo. Prima di poter prendersi cura di qualsiasi altra cosa, ci si deve prendere cura della propria salute. Su un livello di base, queste sono le due cose che devi tenere a mente:
1. Dieta sana
2. L’attività fisica

Queste potrebbero sembrare piccoli passi, ma col tempo ve ne accorgerete. Credete.

2. Porsi obiettivi a breve termine

Si vive una volta sola, ma se lo fai bene, è più che sufficiente.” – Mae West
Le persone di successo sanno fissare obiettivi a lungo termine, e sanno che questi obiettivi saranno raggiunti solo attraverso le abitudini a breve termine che devono essere osservate e mantenute tutti i giorni.
Queste abitudini sane non devono rappresentare o essere qualcosa da fare come una routine; esse dovrebbero essere qualcosa di tangibile e motivato. C’è una differenza tra: “Lavorare fuori per avere un bel corpo d’estate” e “Lavorare fuori, perché questo è quello che sei.

3. Smettere di sentirsi piccoli

Il nostro sentirsi piccoli non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Non è solo in alcuni di noi; è in ognuno di noi, e come noi lasciamo che la nostra luce risplenda, abbiamo inconsciamente dato agli altri il permesso di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri. “- Marianne Williamson

Se non si tenta di prendere le grandi opportunità con determinazione, o fiducia in se stessi, abbastanza per permettere che i vostri sogni diventino realtà, non si potrà mai realizzare il vostro pieno potenziale.
Questo significa, a sua volta, che il mondo non potrà mai beneficiare di ciò che avrebbe potuto ottenere. Quindi, esprimere le vostre idee, non abbiate paura di fallire,e di certo non abbiate paura di avere successo.

4. Rinunciare alle tue scusanti

Non si tratta di carte che sono state distribuite, ma come si gioca la mano.” – RandyPausch
Le persone di successo sanno che solo loro sono in ultima analisi responsabili delle loro azioni nella vita, non importa il loro punto di partenza e di debolezza dei fallimenti passati.
Rendendosi conto che sei responsabile di quello che succede dopo è al tempo stesso spaventoso ed eccitante. Ma è anche il modo migliore con cui poter  raggiungere il successo. Le scusanti limitano e ci impediscono di crescere personalmente e professionalmente. Proprio la vostra vita; nessun altro sta andando a farlo per voi.

5. Smettere di avere sempre la stessa mentalità

Il futuro appartiene a coloro che imparano più abilità e combinarle in modo creativo.” -Robert Greene
In una mentalità fissa, la gente crede che la loro intelligenza e il talento sono tratti fissi della propria persona.Così in modo che questa linea di logica va, il talento da solo crea il successo – senza sforzo.
Questo è sbagliato. E le persone di successo sanno che questo è sbagliato. Invece di assumere talento creerà automaticamente le opportunità, le persone di successo investono una quantità immensa di tempo a sviluppare una mentalità di crescita,acquisizione di nuove conoscenze e l’apprendimento di nuove competenze.
Ricorda, chi sei oggi non è che devi essere domani.

6. Smettere di credere nella “pallottola magica”

“Ogni giorno, in ogni modo, sto sempre meglio” – Émile Coué
il successo durante la notte è un mito (piccolo intento prima di dormire).
Le persone di successo sanno che per raggiungere un  piccolo miglioramento bisogna continuare ogni giorno, crescendo sempre più nel corso del tempo, per raggiungere i risultati desiderati. È per questo che si dovrebbe sempre pianificare il futuro, ma concentrarsi sul giorno di fronte a voi. Anche migliorare una piccola percentuale di ogni giorno andrà a sommarsi nel tempo. Siate pazienti e la fiducia nel processo (e te stesso).

7. Metterci impegno 

“metterci più impegno che voglia di perfezione.” – Sviluppo Mantra di Kahn Academy
Nulla potrà mai essere perfetto, non importa quanta fatica ci mettiamo.
La paura del fallimento (o anche la paura del successo), spesso ci impedisce di agire, e portare la nostra creazione là fuori nel mondo. Un sacco di opportunità andranno perse se aspettiamo che le cose si pongano nelle nostre mani.
” per i nostri sforzi…e meglio essere imbarazzati per le cose non fatte che per quelle fatte.”

Si può sempre migliorare…

8. Rinunciare a più programmi

Lei non potrà mai raggiungere la destinazione se ci si ferma e lanciare pietre contro ogni cane che abbaia. Winston S. Churchill
Le persone di successo lo sanno. Ecco perché scegliere una cosa e fermarsi su di essa . Che si tratti di una idea di lavoro, una conversazione, o un allenamento, con particolare attenzione tutti i vostri sforzi, alla fine su una singola attività raccoglierete i frutti.
Questo non significa che non è possibile avviare e completare più attività complessive. Ma essere pienamente presente e impegnati, concentrati a un compito in un momento è indispensabile.

9.Abbandonate l’idea o la necessità di controllare tutto

Alcune cose sono alla nostra portata, e alcune cose non sono alla nostra portata.” – Epitteto
Differenziare questi due melementi  è importante.
Staccarsi dalle cose che non puoi controllare, e concentrarsi su quelle che si possono.Tutti hanno bisogno di un promemoria che a volte, l’unica cosa che si sarà in grado di controllare sia il proprio atteggiamento. Questo non è sempre una realizzazione divertente, ma è importante.
E ricordate, nessuno si sente un’imbecille mentre sostiene delle cose, anche se poi sono delle stupidaggini…specialmente quando è convinto di quell’idee.

10. Smettere di dire sì a cose che non supportano i vostri obiettivi

“Colui che desidera poco deve sacrificare poco; colui che vuole ottenere molto deve sacrificare molto; colui che vorrebbe ottenere molto deve sacrificare molto. “- James Allen
Le persone di successo lo sanno che per raggiungere i loro obiettivi, a volte si deve dire di no a compiti, attività, e le richieste da parte di amici, familiari e colleghi.
Su una base a breve termine, questo potrebbe costringervi a sacrificare il vostro desiderio di gratificazione immediata. Ma quando i vostri obiettivi  giungeranno alla fine, le rinuncie o i no espressi saranno valse la pena.

11. tenere lontano le persone negative
“Tu sei la media delle cinque persone che sprecano più tempo.” – Jim Rohn
Le persone che trascorrono gran parte del tempo, con l’aiuto dello stampo, noi in noi stessi futuri.
Dobbiamo circondarci di persone che ci aiutano a migliorarci, sia nella nostra vita personale che professionale. Non perdere tempo con coloro che stanno cercando di trascinarci verso il basso o che sono zavorrati con la loro realtà. Invece, si dovrebbe essere alla ricerca di persone che esemplificano le caratteristiche ed i successi che si desidera nella vostra vita. Se ti circondi e ti confronti con persone che sono più avanti di te, sarà  frustrante non importa quanto sia difficile sentirsi un’attimino indietro rispetto a loro, avrete il vostro successo in futuro. Non lasciate che il vostro orgoglio si tiri indietro per non prendere parte alle sfide.

Questo mese, fai un  rapido rilevamento delle persone della tua vita per vedere se è necessario apportare qualche modifica.

12.Abbandonare il  bisogno di piacere a tutti i costi e a tutti

“L’unico modo per evitare di fare incazzare la gente è quello di smettere di insistere a sostenere che hai delle cose importanti…quando poi per altri importanti non sono …” –Oliver Emberton
Pensa a te stesso come una nicchia di mercato. Ci saranno un sacco di persone che apprezzano quella nicchia, e ci saranno persone che non lo fanno. Non importa quello che fai,non puoi rappresentare i bisogni di un intero mercato, in modo da smettere di credere di accontentare un mercato di massa.
Invece, continuare a migliorare e contribuire ogni giorno, e sapere che un numero crescente di scettici probabilmente si accorgerà  che stai  facendo cose importanti.

13. Lascia la tua dipendenza da social media e la televisione

Il problema è che si pensa di avere tempo.” – Jack Kornfield
La compulsiva e continua  navigazione nel web e guardare la televisione è una malattia della società moderna. Queste due cose non  dovrebbero mai rappresentare una fuga dalla vostra vita o dai vostri obiettivi.
A meno che i vostri obiettivi dipendono entrambi, si dovrebbe ridurre al minimo (o addirittura eliminare) la vostra dipendenza da loro. Meglio dirottare invece il proprio tempo verso cose che possono realmente arricchire la vostra vita.

Quindi lavorate su voi stessi e migliorate i vostri talenti, ne trarranno vantaggio ache gli altri.

AUGURI!

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Bellissimo argomento che molto ha a che fare con il pensiero OLISTICO.

Maslow e la piramide dei bisogni

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La più nota teoria motivazionale costruita sui bisogni dell’uomo è la “Piramide dei bisogni” elaborata da Maslow , il quale ha fornito una categorizzazione delle principali necessità umane, ponendole all’interno di una struttura gerarchica, dai bisogni più immaturi e primitivi, a quelli più maturi e caratteristici di civiltà evolute.

Maslow asserisce che gli individui soddisfano i loro bisogni in senso ascendente e che i bisogni di ogni livello devono essere soddisfatti, quantomeno parzialmente, affinché i bisogni di livello superiore possano manifestarsi.
L’ordine gerarchico di questi bisogni stabilisce anche l’ordine di priorità nella loro soddisfazione: l’implicazione pratica di questa concezione è che un dato elemento può servire a motivare un individuo soltanto se riesce a soddisfare il livello ancora insoddisfatto nella gerarchia dei bisogni individuali.

Maslow e la psicologia della “creatività”

La psicologia di Maslow, detta anche “della creatività”,si inserì come la “terza forza” nella psicologia americana divisa tra comportamentismo e psicoanalisi. Maslow sentì pienamente il bisogno di umanizzare di più la psicologia offrendo quindi alle persone la possibilità di scoprire il senso della vita e la loro autorealizzazione.

Maslow si orientò fin da subito sullo studio delle persone “sane e felici” e attaccò la psicologia imperante che, invece, partiva da considerazioni fatte su individui patologici e sofferenti. Maslow in sostanza vedeva l’uomo come positivo, buono e sano sostenendo che erano le esperienze negative e distruttive ad inficiarne lo sviluppo e a distoglierlo dagli scopi evolutivi dell’esistenza.

Maslow e la teoria dell’autorealizzazione

La sua teoria è quella della “autorealizzazione” che, in pratica è una ridefinizione di teorie precedenti quali quella di Goldstein (chiamata autoattualizzazione) rielaborata in seguito anche da altri quali Fromm e Horney.

In ogni caso, l’idea di fondo consiste nel vedere l’uomo come un soggetto che ha un preciso compito: quello di individuare, sviluppare e realizzare le potenzialità che sono presenti già alla sua nascita e, in questo modo, dare senso alla propria vita attraverso l’espressione della sua individualità.

Maslow raffinò ed ampliò l’antica idea di Platone del “daimon” che, in qualche modo parte dall’idea che ognuno ha dentro una sorta di “seme” in cui tutto il potenziale è già presente che, tuttavia, deve essere fatto individuato, fatto crescere e raffinato per sviluppare la sua “forma” precisa”.

Proprio in questa ottica, la psicologia umanistica considera una “colpa personale” il non dedicarsi alla propria autorealizzazione e, in un certo senso, lo sciupare la vita non portando a compimento e non sviluppando le potenzialità. Questo potenziale è grandioso ma andrà sviluppato: solo allora, si potrà comprendere quel “progetto” racchiuso.. e quell’identità che è in nuce ma che dovrà divenire.

Si fece così pian piano strada nella mente di Maslow il concetto di “motivazione” visto come una sorta di molla che spinge dall’interno a “divenire ciò che potenzialmente siamo”. La materia prima per trovare motivazione è la “creatività”; ogni uomo ha una creatività che deve trovare modo di farle spazio perché è proprio la sua canalizzazione che permette di trovare senso e significato e, di conseguenza, equilibrio e sanità psichica.

Per la psicologia umanistica la “creatività” deve essere espressione della libertà che, quando viene canalizzata, aiuta l’individuo a liberarsi di tutti i condizionamenti che limitano ed amputano le sue potenzialità. In pratica, la vera rivoluzione della psicologia umanistica consiste nel considerare l’uomo il vero artefice della propria esistenza.

La psicologia di Maslow fu accolta subito con grande interesse anche dalle persone più semplici che la sentivano affine ai loro autentici problemi e, soprattutto, in grado di dare risposte.

Maslow e la sua teoria sulla capacità di superare i bisogni

La sua teoria si incentra sulla capacità dell’uomo di superare i bisogni fondamentali e di raggiungere bisogni superiori, qualcosa che ci differenzia profondamente dagli animali.

Maslow criticò le tendenze imperanti nella sua epoca di considerare l’uomo come un automa mosso da basse aspirazioni: secondo lui invece l’uomo deve trovare senso e motivazione e solo così troverà la sua sanità, ricercando identità, autonomia, desiderio di eccellere e di autorealizzarsi: Maslow sostiene che queste sono tendenze innate ed universali che l’uomo ha dentro e che non può disattendere.

Guardando infatti la storia delle società non vi è dubbio che tutte le epoche si sono caratterizzate per il tentativo di migliorarsi  e di innalzarsi rispetto a quelle precedenti.

La psicologia umanistica reca in sé un approccio olistico e vede quindi la personalità sana come un qualcosa di organizzato e di integrato lontano quindi dalla frammentazione visibile nella patologia.

Maslow fu anche il fautore di una mediazione tra gli “innatisti” e gli “ambientalisti”; in effetti egli sostiene che in ogni essere umano vi sia un lato istintivo innato ma che questo potenziale sia tuttavia molto mediato dalla cultura in cui  si inserisce e cresce.

Maslow e i bisogni fisiologici

Maslow parla di bisogni e di metabisogni e specifica che i primi sono “mancanze” e seguono le leggi dell’organismo, mentre i secondi,  sono spinte verso la crescita e l’evoluzione.

Egli sostiene che vi è una gerarchia delle motivazioni in cui i bisogni fisiologici sono alla base e sono dominanti rispetto a tutte le altre esigenze. In pratica, Maslow sostiene che solo se riusciamo a risolvere i nostri bisogni fisiologici, possiamo allora essere spinti verso bisogni superiori.

Infatti, se un individuo ha fame, il suo intero organismo sarà in fibrillazione per cercare di soddisfare quel bisogno e quindi, tutte le risorse si pongono al servizio di questo scopo che è primario. In questo caso Maslow dimostrò come il bisogno sia a tutti gli effetti un organizzatore esclusivo del comportamento umano.

Maslow e la gratificazione

Parlando di bisogni.. ovviamente non si può trascurare il fatto che ogni bisogno richiede una gratificazione e che quest’ultima sia una funzione fondamentale per lo sviluppo di ogni individuo poiché libera dalla schiavitù fisiologica e permette di occuparsi di qualcosa di più elevato e creativo.

Maslow e la scala dei bisogni

Il grande psicologo umanista individuò cinque ordini di bisogni dell’uomo e li organizzò graficamente in una scala fatta a piramide con i gradoni più grandi nella parte più bassa e quelli più piccoli nella parte alta. I cinque bisogni fondamentali di Maslow possono essere così riassunti:

1) Bisogni fisiologici
Al primo posto troviamo i bisogni fisiologici: mangiare, bere, riprodursi e sopravvivere sono, ovviamente i bisogni fondamentali ed imprescindibili e, fino a che non sono soddisfatti schiavizzano l’uomo imprigionandolo nella ricerca di costante gratificazione ed appagamento degli stessi.

2) Bisogno di sicurezza
Al secondo posto ci sono i bisogni di sicurezza: stabilità, dipendenza, protezione, sostegno emotivo, rassicurazione, strutturazione di regole che siano in grado di affrontare e dare risposte contro il caos ansiogeno. Indubbiamente questi bisogni sono fondamentali nella vita di un bambino; se non vengono soddisfatti, domineranno anche l’intera vita adulta.

E’ interessante ciò che dice Maslow a proposito di questi bisogni che, quando non vengono soddisfatti diventano la base per le personalità che aderiscono in modo incondizionato alle fedi e ai valori esterni. Egli sostiene che più vi sono bisogni di sicurezza e più vi saranno pensiero rigido e dogmatico ed atteggiamento fideistico.

3) Bisogno di affetto
Al terzo posto troviamo i bisogni di affetto ed appartenenza: in questo caso Maslow parla dello stare insieme, della tendenza a stare dentro ai gruppi organizzati che sostengano e contengano emotivamente,  soprattutto quando l’identità non è ancora solida. In realtà il bisogno di affetto, di sostengo e di riconoscimento è fondamentale per gli esseri umani perché permette di non sentirsi sradicati ma di appartenere a qualcuno e a qualche gruppo e di poter contare su questi.

4) Bisogno di autostima
Al quarto posto Maslow sistema il bisogno di stima e di autostima: non vi sono dubbi che per ogni uomo  sia fondamentale sentire la stima e il valore. In questa categoria possiamo  mettere anche  la fiducia, il rispetto, la reputazione, la dignità e tutto ciò che ha a che fare con l’apprezzamento.

5) Bisogno di autorealizzazione
Al quinto posto troviamo il bisogno di autorealizzazione: con questo Maslow indica l’affermazione personale e il desiderio di autocompiacimento che si ottiene nel momento in cui il proprio potenziale riesce ad esprimersi e a mostrarsi al mondo. L’autore sostiene che in questo ultimo gradino vi sia sostanzialmente il bisogno di “divenire” ciò che si è.

Per Maslow la caratteristica principale di una persona autorealizzata è la creatività termine con il quale ovviamente l’autore non intende il talento artistico ma il desiderio di migliorarsi e di fare qualcosa che derivi da sé.

Maslow e gli aspetti della creatività

Nel suo testo: “Verso una psicologica dell’essere”  egli sostiene che la creatività ha praticamente tre aspetti;

  1. Il primo viene definito  “lo sguardo spontaneo del bambino” che è aperto a qualsiasi esperienza.
  2. Il secondo è la capacità di integrazione degli opposti; Maslow sostiene che la personalità creativa è anche unificante ed integrante e quindi “risanante”.
  3. Il terzo è dato dall’apertura della personalità creativa che è in grado di ricercare valori quali la giustizia, la bontà e la verità.

 

Maslow ha avuto il grande merito di lavorare sul bisogno di crescere e di evolvere dell’individuo, qualcosa che è presente in ogni essere umano a meno che non venga amputato attraverso esperienze tragicamente distruttive.

 

 

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4 CHIACCHERE SULLA COSMETICA DALLA COREA DEL SUD

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Il mese scorso ero a cena con una carissima amica coreana, Mina Lee, bravissima cosmetologa che collabora con importanti aziende cosmetiche del suo paese e non solo.

Conosciuta in uno dei tanti Cosmoprof a Bologna , siamo rimasti sempre in contatto per ragioni sia di amicizia che professionali, ovviamente gli aspetti delle varie discussioni vertevano principalmente sul “mondo del cosmetico” in generale…

Mi dice: “Marcello (con la r pronunciata bene),  il concetto di cosmetico da noi è molto più profondo che nel resto del mondo la consumatrice coreana è particolarmente attenta alla sua routine di bellezza, si documenta sul prodotto che intende acquistare, sull’efficacia e sugli ingredienti, e usa in media al giorno circa 12 prodotti skincare, con un rituale serale che può arrivare anche fino a 40 minuti. In pratica il doppio dei cosmetici utilizzati da un consumatore nel resto del mondo”.

L’atteggiamento verso il cambiamento (provando spesso nuove marche) dei prodotti per l’igiene e la bellezza personale per forza di cose  rivoluziona il marketing e le strategie aziendali: se in occidente si mira a realizzare un prodotto di successo, l’obiettivo è di farlo rimanere in auge per almeno 5-10 anni ( in certi casi anche più). In Corea del Sud la massima aspirazione sono 2-3 anni: si evince che i tempi di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti sono tremendamente rapidi. Novità ed innovazione sono due parole chiave trainanti: esce un nuovo cosmetico in media ogni 7 mesi, contro i 12-22 mesi occidentali. Non sempre si tratta di vere e proprie formulazioni, a volte solo di un’innovazione nel packaging, ma sostanzialmente sono prodotti ready-to-go per plug-and-play, ovvero “pronti e via” , “metti sul mercato e vendi”!

Questa attenzione alla cura della pelle ha radici profonde nella cultura coreana, sostanzialmente radicata nel confucianesimo (che ha avuto un grande influsso sulla bellezza femminile): un viso pulito e candido è l’equivalente di una persona interiormente bella. Il tutto ovviamente viene trainato dall’intenso boom economico che questo Paese sta vivendo, per cui la bellezza della pelle e del viso diventano ancora di più uno status symbol da raggiungere.

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Ho sempre avuto una visione ad ampio spettro per tutto ciò che riguarda la cosmesi, la cosmesi prodotta nel mondo e, sebbene operi da sempre nell’estetica professionale, non ho mai perso di vista quelli che sono i cosmetici venduti in altri settori con le loro dinamiche   e meccanismi di mercato, anzi proprio le aziende che vendono in profumeria, bassa profumeria, farmacia e la grande distribuzione, sono state per me grande oggetto d’attenzione. Queste grosse aziende investono immensamente nella ricerca e in indagini di mercato: chi meglio di loro può sapere quali saranno le tendenze, quali i prodotti più attesi dai consumatori. Mentre il discorso è sostanzialmente diverso (ma non di molto) per la cosmesi  agli operatori estetici, ma la “visione” di un buon prodotto da lanciare è una dote importantissima! Vestire un cosmetico poi è estremamente afascinante perchè con lo style del flaconi, i colori , un’astuccio e il materiale di cui è fatto…beh, si può raccontare un mondo di cose in un attimo: deve suscitare un’emozione per chi lo guarda. Quella emozione che cattura l’attenzione!

E’ la legge del mercato…ogni azienda lavora per dare la migliore visibilità ai propri prodotti. Qualcuno mi disse (da responsabiledi sviluppo prodotti per alcune aziende)  ” tu riesci a creare un’aura ai prodotti che pensi… anche al solo presentarli a voce” ( ma non era bravura, era solo passione e amore per il cosmetico) ops: a raccontarli dico io, perchè una crema deve avere una ragione di essere non solo sul piano della costruzione chimica e la sicurezza, ma anche su quegli elementi di estrazione naturale che la compongono , sulla loro provenienza e i luoghi da dove essi provengono e altro ancora… questo la rende particolare oltre che funzionale. Come per i migliori film: “quello che conta non è solo un buon titolo, ma la storia” , tendenzialmente in occidente si punta più su un nome del prodotto e si proietta poco su altri e determinati aspetti…

Io sostengo che i cosmetici più amati sono quelli realizzati da “sceneggiatori cosmetici”, cioè devi cercarlo e prima di cercare lo devi pensare tanto… per renderlo vero!

 

Ma torniamo suoi prodotti Coreani.

In effetti nel corso degli anni ho notato ( fiere  e punti vendita in europa) una maggiore presenza di questi prodotti e nel contempo anche una crescita ottimamente mirarata a secondo del range di consumatori con linee mirabilmente “dedicate”.

La Corea del Sud a livello industriale è cresciuta in maniera esponenziale e con grandi aziende come LG e SAMSUNG , hanno investito massicciamente in ricerca e sviluppo non solo in elettrodomestici, televisori e smath phone: da qualche tempo anche nel settore della  bellezza , mentre DEWOO produce pure strumentazioni e macchine per la produzione della cosmesi!

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Sarà che l’apprezzamento verso questi marchi in prodotti tecnologici venga percepito dal mercato occidentale anche per lo skin care?

Basta dare un’occhiata al sito :http://www.amorepacific.com/int/en per rendersi conto di cosa intendo e della grande potenza di queste società,  “Amore Pacific” possiede un grande numero di marchi, con prodotti ben curati sia nella formulazione che nell’immagine- packing, ogni confezione  è scritta anche in braill. Ma la verità che ora cominciano a piacere anche in occidente!

 

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La Repubblica della Corea del Sud ha un PIL quasi uguale a quello italiano, sestuplicato in 25 anni, e le esportazioni  tra il 1998-2012 di cosmetici skin care sono aumentate del 1500% in 15 anni . Le esportazioni di cosmetici hanno superato i 2,64 miliardi di US$ (il mercato mondiale vale 181 ml. US $) su base annua, dato che comunque è destinato a crescere, e consideriamo pure che i mercati più appetibili sono quelli asiatici (in crescita) con anche quello russo…

Poi c’è un’altra cosa molto importante da considerare: i paesi come la Corea del Sud hanno sviluppato molto le loro produzioni tecnologiche ma, avendo una grandissima tradizione  e attenzione della cura corpo-mente, una filosofia, una cultura che affonda profondamente le proprie radici nel culto dei rimedi naturali: beh! Allora questa realtà, questo settore crescerà sempre più. Non devono fare altro (come stanno facendo) che “calare” in un prodotto quello che già posseggono culturalmente e storicamente e, se  hanno successo con i prodotti tecnologigi che certo non facevano parte della loro storia…non è difficile immaginare il resto.

Riescono a proporre sul mercato ottimi prodotti a costi bassi, ma dispongono pure di linee di prestigio a prezzi importanti che propongono a mercati di nicchia.

(esempio prezzi) crema 50ml.

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Tony Moly: packaging estremamente originale (si trova da Sephora).

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Nature Repubblic: è l’espressione coreana del cosmetico amabilmente green.

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Too Cool for School:con uno style nettamente giovanile e punti vendita ben studiati per il target di riferimento.

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Riescono quindi a produrre un ottimo standard  nella formulazione cosmetica e certamente in media con quello occidentale: ma ritengo un’attimino più avanti, specialmente per la naturalezza e la qualità produttiva che non ha nulla da invidiare a tanti altri prodotti naturali di produzione occidentale. Hanno delle ottime “storie da raccontare”…e per me è stato sempre questo l’oggetto che da valore a qualsiasi prodotto: deve avere un racconto bello che dia validità e forza a tutti i contenuti.

 

Certamente è un argomento e un’analisi che mi piacerebbe approfondire ulteriormente in seguito. Sicuramente i prodotti europei offrono (grazie alle severe regole europee) maggiore sicurezza nei controlli e gli stessi princìpi attivi,  per la produzione europea si vietano i test su animali! In ogni caso il cosmetico coreano strizza l’occhio all’occidente e questo è un dato sul quale riflettere!

 

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occhi

Il mondo dicono: è bello perchè è vario… ma per molti è quel “vario” che fa paura…

da quei paesi esotici abbiamo appreso-preso, da sempre dall’Oriente abbiamo cercato di carpire i mille segreti e, di rubargli mille tesori e il senso della bellezza.

Filosofie e tecniche del benessere fisico, la meditazione…la meditazione!

la matematica, l’astronomia, l’astrologia:  la legge dei chakra!

L’agopuntura,  ora è ascritta dall’UNESCO a patrimonio dell’umanità…che poi ci sono anche certi medici che invece la minimizzano, la deridono!

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La teoria yin yang ..la filosofia Zen…

Tutto questo era bene, per molti ha rappresentato il buono…

c’era una volta in cui si condivideva il sapere tra Oriente e Occidente, le diverse culture si abbracciavano per dare vita ad altre cose, a  idee nuove;

sembra che qualcuno stia facendo di tutto per creare uno scontro tra culture…

Sembra che ci sia qualcosa che voglia inceppare quella magica spirale che tiene in movimento la gente e il pensiero con i loro scambi e confronti. Sebra che qualcuno voglia impedire quella voglia di umana fraternità tra diversi…

Per tutto questo e tanto altro che non ho mensionato… sebra che certe cose non ci hanno insegnato niente! L’evoluzione e la conoscenza dell’uomo viene deviata: uccisa!

Fino a qualche tempo c’è stato un’equilibrio dialogante, un ordito invisibile che ci teneva insieme… e ora?

Questa volta le pietre sono per quelli che stanno procurando tutto questo, responsabili  di portare l’umanità  ad un principio di ripristino delle differenze e a diverse forme di prevaricazione , per quelli che vogliono oscurare le menti e spegnere quella luce che ha accompagnato la voglia della condivisione per l’affermazione della civiltà tra le genti al fine di  vivere una vita degna di essere vissutà, una vita di conoscenza e rispetto.

 

 

 

 

 


QUESTA VOLTA LA PIETRA E’ PER I PRODUTORI E PER TUTTI COLORO CHE IMPIEGANO L’OLIO DI PALMA NEI LORO PRODOTTI! 

FRUTTI

L’olio di palma è arrivato nelle nostre case per anni, nascosto dietro la scritta “grassi vegetali”. Da quando però è stato costretto ad uscire allo scoperto, grazie alle nuove etichette, milioni di consumatori hanno iniziato ad evitarlo. Sul grasso tropicale si è detto di tutto e il contrario di tutto, c’è chi lo evita come la peste e chi pensa che non faccia poi così male: non sarà veleno, ma i grassi saturi sono deleteri per il sistema cardiovascolare. E non facciamoci ingannare dalle quantità: ISS (Istituto Superiore di Sanità) e EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sostengono che bastano appena 5 biscotti al giorno per arrivare al limite del consumo consentito!

L’olio di palma fa male?

Non fa male se non lo si assume  in percentuali modiche  e che non rappresenti una costante nella nostra dieta: il problema è che ormai ce lo ritroviamo dappertutto!

L’olio di palma si trova quindi nel pane, nelle merendine, nei biscotti, ma non solo. Si trova anche in creme di vario tipo sia salate che dolci, negli omogeneizzati e altri prodotti per bambini, nonché in diversi cibi pronti sia secchi che congelati e anche nei prodotti cosmetici: per quanto riguarda i cosmetici, trovandomi spesso con produttori e fornitori di materie prime (per la scelta) ai fini della formulazione e peoduzione di prodotti dermocosmetici, in alcuni casi (pochi) ho avuto a che fare con produttori eticamente allineati e rinunciatari dell’olio di palma per le loro lavorazioni, ma per il resto persistono situazioni deludenti…

Praticamente siamo circondati: Aiutooo

AIUTOOO

 

Attenzione però, pur essendo un ingrediente altamente diffuso, non è sempre facile da individuare. Nelle etichette dei prodotti non viene quasi mai inserita la dicitura ‘olio di palma ma solitamente al suo posto si riporta una più generica voce ‘grassi vegetali‘:

RIDICOLO!

l’OLIO DI PALMA NUOCE ALLA SALUTE?

Numerosi studi confermano che il consumo abituale di olio di palma tende ad aumentare in modo significativola concentrazione di grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi, innalzando l’indice di mortalità per patologie cardiovascolari.

L’utilizzo di olio di palma incrementerebbe anche (ecco lo studio) la concentrazione di sostanze infiammatorie nel sangue, ed è ormai convinzione accreditata che stati di infiammazione cronica favoriscono lo sviluppo di patologie cardiovascolari, arterosclerosi, diabete e alcune forme tumorali.

Non da ultimo, l’uso del grasso di palma nella sua forma esterificata (una pratica comune nelle industria alimentare) peggiora il profilo lipidico favorendo danni sul sistema cardiovascolare.

Nel 2013 l’Istituto Mario Negri ha condotto un’ampio studio che comparava diverse ricerche incentrate sulla correlazione tra olio di palma ed il suo impatto sulla salute.

Lo studio evidenzia come tali ricerche trattassero solo gli effetti negativi legati all’alto contenuto di acidi grassi saturi dell’olio, legati all’aumento di rischio cardiovascolare e non all’insorgenza di alcuni tumori e, anche su quest’ultimo aspetto non ci sarebbero buone notizie…

OLIO NEGRO

Olio di palma e ambiente: la deforestazione

Gran parte delle bellissime, maestose e intricate foreste pluviali del sud-est asiatico sono andate perse negli ultimi anni per far posto alle coltivazioni di palma da olio sia nelle Filippine che in gran parte della Malesia e dell’Indonesia, in seguito al costante aumento della domanda da parte delle aziende alimentari.Effetti sulle biodiversità e sulla popolazione.

alberi

L‘allarme per la distruzione della biodiversità di questi ecosistemi è alto, al posto delle foreste oggi sorgono sempre più piantagioni di palme, poco costose in termini di manutenzione e dalla resa elevatissima rispetto agli altri oli.
La popolazione locale, oltre a perdere il suo millenario habitat, dove era abituata a procurarsi cibo rispettando l’eco-sistema di cui faceva parte, oggi è ridotta in schiavitù.  Diventa forza-lavoro senza diritti, sfruttata dalle multinazionali agro-alimentari per lavorare nelle piantagioni di palma da olio in condizioni di sfruttamento.

Effetti sugli animali. Anche la fauna locale come ad esempio la tigre Malese e di Sumatra ha subito conseguenze negli ultimi anni con una forte riduzione del numero di esemplari come conseguenza degli stravolgimenti del loro habitat e dell’intero sistema botanico.

scimmia

Tutto questo disastro ha comportato però che i numerosi appelli e dimostrazioni internazionali e un’opinione pubblica sempre più informata sull’olio di palma e la sua presunta pericolosità, cominciano ad avere alcuni effetti concreti: nel 2014 è stato raggiunto un accordo importante (High Carbon Stock Approach).

Tutte le aziende interessate alle piantagioni di olio di palma si impegnano a minimizzare il loro impatto ambientale.

Alcune multinazionali come P&G, L’Oreal, Unilever, Nestlé, Wilmar International e Cargill hanno dichiarato di aver aderito a questo accordo, un segnale decisamente positivo.

Non va nemmeno sottovalutato il ruolo dei Paesi importatori netti di questo ingrediente:

possono utilizzare la leva fiscale per rendere più costoso e quindi meno conveniente lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali per produrre l’olio di palma.

Va per esempio inquadrato in quest’ottica il radicale cambio di orientamento operato nel 2012 in Francia. Il Ministro del Budget Jérôme Cahuzac (l’equivalente del Ministero del Bilancio) e la Commissione Affari Sociali del Senato francese decisero di aumentare del 300% la tassazione dell’olio di palma.

In tutto questo come al solito prevale l’interesse, il raggiungimento del “massimo profitto” delle grandi aziende e gli ignari consumatori (ultimo anello della filiera)non sufficientemente informati.

Come esseri che fanno parte di questa umanità e quindi consumatori di beni, abbiamo il dovere di essere più responsabili durante le nostre scelte negli acquisti dei vari prodotti per i nostri fabisogni, non ci mancano gli strumenti per informarci: potremmo così fare meno danni alla nostra salute e meno conseguenze letali a questo nostro mondo; nel nostro piccolo, anche nelle nostre piccole scelte potremmo almeno contenere tutto questo.

Cordialmente

Petra Modus